coltivazione: propagazione clonale


Per propagazione clonale si intende la creazione di un clone di una determinata pianta. Gli individui ottenuti hanno lo stesso genoma della pianta madre, pertanto possono essere considerati “lo stesso clone”. Per il genere Sarracenia, è possibile operare la propagazione clonale sfruttando una porzione di rizoma o un ascidio adulto. Nel circuito commerciale internazionale esistono alcuni grandi produttori di piante carnivore, che utilizzano invece un altro metodo di propagazione clonale: la micropropagazione.

La micropropagazione è un sistema decisamente sofisticato per il quale sono necessarie attrezzature idonee e una certa preparazione. E’ una tecnica affascinante, che tuttavia da spesso luogo a mutazioni, non garantendo quindi al 100% il mantenimento dell’integrità di un determinato genoma. In questa guida ci occuperemo quindi soltanto della propagazione clonale per divisione del rizoma e di quella per talea fogliare, tralasciando la ben più complessa micropropagazione.

La divisione del rizoma è un’operazione molto semplice, che si attua preferibilmente immediatamente prima della ripresa vegetativa primaverile, in occasione del rinvaso.

Se dobbiamo dividere una pianta il cui rizoma ha portamento disordinato e presenta delle strozzature, è meglio forzarlo leggermente per causarne la rottura nel punto in cui è più sottile. Questa modalità è di solito indicata per S. rubra e S. oreophila.

Se il rizoma si è invece sviluppato orizzontalmente ed ha la forma di un grosso bruco, come nel caso soprattutto di S. flava e S. leucophylla, bisognerà usare una lama affilata e sterilizzata per praticare un taglio netto. Se si divide un rizoma di questo tipo, è consigliabile procedere quando esso è abbastanza sviluppato da poterne ottenere delle porzioni vitali lunghe almeno 3 cm, che abbiano almeno una radice viva, riconoscibile per il colore chiaro. Bisogna inoltre lasciare almeno 5 cm di rizoma alla pianta madre, se vogliamo che essa non affronti un periodo di debolezza e vulnerabilità. Divisioni del rizoma praticate con requisiti inferiori hanno comunque generalmente un grande margine di successo.

La pianta madre e la divisione potranno essere messe a dimora circondando i rizomi con sfagno vivo prima di posizionarli nei rispettivi vasi. Se la pianta madre o una porzione di rizoma non hanno punti di crescita, questi si formeranno presto lateralmente e potranno essere staccati e rinvasati separatamente. Se privata ripetutamente di tutte le plantule laterali, una porzione di rizoma senza punti di crescita continuerà a produrne per due o più anni prima di perdere vitalità e lignificarsi.

S. purpurea e S. psittacina possono produrre plantule laterali nei primi anni di crescita a rosetta. Queste potranno essere asportate quando avranno sviluppato un sistema radicale indipendente, per poi essere sistemate in sfagno vegetante finché non avranno iniziato a produrre ascidi di dimensioni analoghe a quelli della pianta madre. Quando invece queste due specie avranno iniziato a crescere orizzontalmente, sarà possibile frazionare il rizoma in diverse porzioni, lunghe almeno 3 cm, lasciando alla pianta madre almeno 5 cm di rizoma.

S. minor produce rizomi interrati. Per questo motivo le divisioni, che devono essere recise con una lama affilata e sterilizzata, devono essere prima di tutto sistemate in vasi il cui livello del composto è inferiore al bordo del vaso. Per S. minor var. minor consiglio 3 cm di profondità rispetto al bordo, mentre per S. minor var. okefenokeensis ne consiglio ben 5.

Io non utilizzo alcun antifungino, ma qualora si volesse farlo per aiutare la cicatrizzazione sul rizoma della pianta madre, consiglio di praticare un’immersione in soluzione blanda di Propamocarb, poi far asciugare il rizoma e infine spennellare Dodina solo sull’incisione, facendola asciugare di nuovo prima di risistemare il rizoma nel suo vaso. Sulle divisioni, sconsiglio vivamente i trattamenti antifungini, perché ho notato che in qualche modo rallentano la ripresa vegetativa.

Dopo alcuni giorni, le cicatrici sui rizomi sono ben rimarginate. Ricopriamo le divisioni di S. minor var. minor con altro composto fino al bordo del vaso, mentre sulle divisioni di S. minor var. okefenokeensis il vuoto va riempito con sfagno vivo. Queste condizioni replicano le abitudini naturali della specie, nelle sue diverse varietà.

Il rizoma di S. alata sviluppa sia punti di crescita interrati, che altri orizzontali ed esposti all’aria. I punti di crescita sotterranei possono essere divisi, ma con il rischio che la ferita sulla pianta madre non si rimargini perfettamente e dia luogo a marciume. Sarebbe quindi meglio dividere solo i punti di crescita esposti, tagliando segmenti di almeno 3 cm e lasciando almeno 5 cm di rizoma vivo alla pianta madre. Se si vogliono comunque dividere porzioni sotterranee del rizoma, è bene posizionarle interrate e circondate da sfagno, aprendo un varco temporaneo intorno alla ferita per consentirne la rapida cicatrizzazione. Sebbene io preferisca non usare alcun prodotto contro le affezioni fungine, la ferita sotterranea sul rizoma della pianta madre può essere trattata contro eventuali funghi con una immersione in soluzione di Propamocarb in dose blanda. Dopo aver lasciato asciugare il rizoma, si può procedere con una spennellatura di Dodina localizzata sul taglio. Asciugatosi nuovamente, il rizoma così trattato può regolarmente essere messo a dimora. Sulle divisioni, sconsiglio vivamente i trattamenti antifungini, perché ho notato che in qualche modo rallentano la ripresa vegetativa.

La propagazione clonale per talea fogliare si pratica invece asportando un ascidio fresco intero all’inizio della stagione vegetativa, completo di tutto il tessuto che lo connette al rizoma, ma senza intaccare il rizoma stesso. I migliori risultati si ottengono con ascidi di piante giovani, che producono ancora ascidi di 20-30 cm. L’ascidio asportato deve essere inserito in sfagno vegetante per una profondità di 5 cm, in un vaso munito di sottovaso a bordi alti per mantenere sempre il composto ben bagnato. Il tutto va chiuso in una busta di plastica trasparente per mantenere alta l’umidità relativa e consentire la fotosintesi tramite l’ascidio. Esso seccherà lentamente, ma nel frattempo, in circa un mese, delle nuove radici si svilupperanno dalla ferita immersa in sfagno e, dopo ancora qualche settimana, una o più plantule si formeranno per poi emergere. A questo punto iniziamo a praticare fori sulla busta per abituare gradualmente la pianta all’ambiente e infine posizioniamola all’esterno normalmente, lasciandola ombreggiata ancora per qualche giorno. L’anno successivo, potremo rinvasare la pianta secondo la procedura standard.
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